Gennaio 4

Le case editrici leggono i vostri manoscritti?

Ieri, leggendo alcuni commenti dal sito di Writer’s Dream riguardo alle risposte delle case editrici (d’ora in poi le chiamerò CE), notavo come molti autori erano perplessi.  Il loro dubbio riguardava il fatto che le CE non avrebbero potuto leggere il loro manoscritto in così breve tempo, ed erano molto contrariati dalla cosa. Come a dire: “Se non l’hanno neppure letto, come hanno fatto a giudicarlo equamente? Mi hanno rifiutato per partito preso, senza neppure leggermi.”

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Autoritratto di autore che aspettava la lettura integrale del suo manoscritto. “Essere letto o non esserlo?” Questo il problema…

Beh, se devo essere sincera, penso che questo modo di ragionare sia non solo un po’ ingenuo, ma anche un po’ incompetente.
Pensare che si debba leggere tutto un romanzo per poterlo giudicare è da dilettanti. Una persona esperta non ha bisogno di leggere un intero romanzo per capire se è meritevole di pubblicazione, anzi, alle volte non occorre neppure un capitolo: bastano giusto le prime due o tre pagine, se non addirittura qualche riga.
E non è un caso che molte case editrici richiedono appunto che siano inviati loro solo alcuni capitoli o un tot di pagine.
Chi fa eccezione sono invece le case editrici più piccole, che spesso richiedono il romanzo in versione integrale: e ciò solitamente viene scambiato per un pregio, ovvero un segno che sono più attente allo scrittore. Ma invece non è sempre un buon segno, anzi, può essere indice di poca esperienza, di editor principianti. Non a caso, era proprio il metodo utilizzato da una casa editrice con cui ho collaborato personalmente (all’autore richiedevano solo il manoscritto integrale, senza neppure la sinossi). Io avevo chiesto spiegazioni sul perché non richiedessero una sinossi, suggerendo che poteva essere un proficuo aiuto. La loro risposta era stata: “Un autore potrebbe non avercela già pronta”.
Embé? Manco la fatica di scriverla? Una sinossi è un riassunto di mezza paginetta: hai scritto 200 pagine e ti dispiace scriverne mezza?
Tra l’altro è di grandissimo aiuto per gli editor, perché serve per inquadrare subito la storia: li aiuta ad avere immediatamente una panoramica dell’opera, riducendo i tempi di lettura, avendone già un’infarinatura generale.
Questa casa editrice era appena nata e di conseguenza non erano certo presenti nello staff persone con grande esperienza professionale. Basti pensare che io ho collaborato senza fare alcuna selezione, senza mandare alcun CV, ma semplicemente perché avevo risposto a un annuncio su Facebook in cui si cercavano collaboratori… et voilà! Avevo il mio libro da valutare senza sapere se fossi minimamente competente in merito.
A me questo metodo non convince molto.
Certo, è anche vero che i libri li leggono i lettori che non sono certo critici specializzati, quindi ci sta anche il voler sapere l’impatto che ha sulla “plebe” (passatemi il termine) un certo libro (in fondo non è che il concorso IoScrittore funzioni molto diversamente: sono i lettori/autori a decretare il vincitore). Dopotutto è anche vero che nella realtà saranno i lettori a decretare il successo dell’opera, quindi può essere saggio sapere cosa ne pensano.

 

Il potere della sinossi nel valutare un’opera

Ma torniamo al perché bastano poche pagine, e non l’intero romanzo, per capire se l’opera è meritevole di interesse.
Innanzitutto, a parte le eccezioni come la piccola casa editrice di cui sopra, normalmente le CE richiedono la sinossi. Cos’è una sinossi? In succo la sinossi è una specie di riassunto argomentato della vostra storia: dovete riassumere i fatti salienti della trama, esaltandone gli aspetti originali, le peculiarità, le tematiche, ma tenendo ben presente che per prima cosa dovete narrare la sequenza dei fatti, in modo che l’editore possa capire nel concreto di che argomento tratta il romanzo e come si sviluppa la vicenda nel particolare.

Già da questa sinossi, l’editore capisce moltissime cose:

se la storia scritta ha un potenziale pubblico: è fondamentale che ci siano lettori disposti a leggerla! Sembra una banalità, ma non lo è: se una bellissima storia tratta un argomento che è troppo di nicchia, che non interessa a nessuno, purtroppo nessuno comprerà quel libro, anche se magari la storia è molto bella e scritta bene. Il mio personalissimo consiglio (ma appunto prendetelo con le pinze, non è un assunto dell’editoria, ma solo un mio parere sviluppato dall’osservazione delle dinamiche editoriali) è che la storia non debba essere né troppo originale, né troppo banale. Deve essere abbastanza commerciale da avere un bacino di lettori interessati (quindi possibili acquirenti), ma d’altra parte deve essere abbastanza originale da differenziarsi da ciò che esiste già, proprio per incuriosire il lettore, che dirà: “Ah, bella questa!” Se il libro è troppo simile ad altri milioni che ci sono già in giro, sembrerà una brutta copia, oppure semplicemente l’editore preferirà l’ennesima storia identica però scritta dallo scrittore già affermato, perché avrà comunque più probabilità di vendere del Pincopallino di turno. Purtroppo il Pincopallino per emergere dalla massa deve fare qualcosa che gli altri non fanno, ma allo stesso tempo deve scrivere qualcosa che a molti piace.

se fa parte della loro linea editoriale: se la CE non pubblica fantasy e il vostro libro di fatto lo è, non c’è trippa per gatti: a prescindere dalla bontà del vostro romanzo, non lo pubblicheranno. Semplicemente perché non corrisponde agli interessi, argomenti, tematiche di cui si occupa la CE.

se la storia regge o è troppo strampalata/ campata per aria: questo punto invece riguarda la storia vera e propria; da una prima panoramica, l’editor capisce già se la storia non regge, se è confusionaria, se ci sono troppe cose che non quadrano o se la storia è semplicemente ridicola, banale o anche stupida.

 

La biografia dell’autore

Oltre alla citata sinossi, l’editore ha un’altra arma che può influenzare il suo giudizio in merito alla pubblicazione: la biografia dell’autore.
In realtà per certi romanzi può essere abbastanza ininfluente, soprattutto se la storia e completamente inventata e non presenta particolari termini tecnici.
Ma in alcuni casi, una particolare biografia può essere interessante ai fini della pubblicazione.

Io evidenzierei soprattutto 2 casi:

il romanzo è autobiografico. Ovviamente se il libro parla di voi, inutile dire che la vostra storia debba essere particolarmente interessante: dovrebbe esservi capitato qualcosa di davvero speciale, a nessuno fregherà niente delle vostre giornate spese a studiare o al supermercato. Ma allo tesso tempo, alla gente piacciono le storie vere, le piace sapere che le cose stanno davvero così, le piace sentir le storie raccontate in prima persona dagli occhi di chi le ha vissute, questo vi rende automaticamente credibili (chi può raccontare meglio la guerra di qualcuno che l’ha provata in prima persona?). Quindi il fatto di aver vissuto direttamente quei fatti, vi renderà automaticamente più autorevoli e interessanti di qualcuno che sta raccontando la storia di sana pianta senza sapere di cosa parla.

avete dei lettori/fan che vi seguono, quindi un potenziale bacino di utenza. Ad es. se siete dei blogger seguiti, inutile dire che le vostre potenzialità di farvi pubblicità saranno molto maggiori di uno che non se lo caga nessuno (passatemi la finezza). Quindi ovviamente quando pubblicherete un vostro romanzo, ci saranno molte persone interessate alla vostra opera e disposte a comprarla. Sembra banale dirlo, ma questo agli editori importa parecchio. Altrimenti non verrebbero pubblicate schifezze tipo i libri di FaviJ o della DeLellis. È evidente che lei è stata pubblicata perché famosa, non per altri motivi. La fama vende, quindi più siete famosi/seguiti, più venderete.

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Aver avuto una vita avventurosa è importante per uno scrittore

 

Il manoscritto vero e proprio: lo stile

Detto questo, tra sinossi e biografia, l’editore è già in grado di valutare 3/4 della vostra opera. Ora manca la parte finale: il vostro stile (ovviamente oltre alla correttezza grammaticale e sintattica; ma anche quella di solito si può valutare già dalla sinossi). Ed è per questo che vi chiedono quei due o tre capitoli da leggere o l’incipit. Se mancano le basi, il romanzo non passa, ma se ci sono (la storia regge ed ha un mercato), allora si procede alla parte finale: vedere se la scrittura non è così pesante da far addormentare chi legge.
Mi spiace dirlo, ma piuttosto che una tecnica impeccabile a livello stilistico (ossia le cose di cui parliamo nei manuali di scrittura: gestione del punto di vista, mostrare anziché raccontare, ecc…), è molto più importante che la scrittura sia scorrevole, non farraginosa, che il lettore non si annoi. E ovviamente è inutile dire che non serve leggere tutto il romanzo per capire se ci annoia o no.
Bisogna vedere se il testo riesce a stimolare quella curiosità che fa dire al lettore: “E poi? Che succederà dopo?” Non a caso, nella pagina di invio manoscritti di Fazi è scritto proprio così:
“Domandatevi se, aprendo una pagina a caso, continuereste a leggere”.

E non è dissimile Longanesi, che pare giudicare molto le sue opere dall’incipit. Se L’incipit non li “prende”, adios!
Anche perché se il lettore fino pag.100 si annoia, serve ben poco sapere che da pag.101 il romanzo diverrà un capolavoro col colpo di scena finale, perché semplicemente nessun lettore ci arriverà mai al finale, visto che si sarà annoiato prima e non avrà alcun interesse a sapere come procede la storia.
Non a caso, Sandrone Dazieri, editor di Licia Troisi, disse che aveva deciso di pubblicare “Le cronache del Mondo Emerso” perché era l’unico fantasy giunto in redazione che non l’aveva annoiato. Quel romanzo non è certo esente da difetti ed è stato spesso criticato, però, è vero: non annoia!

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Sembrava un manoscritto interessante…
Photo by Tony Tran on Unsplash

 

Conclusioni sull’importanza dei testi integrali

Un’ultima curiosità sull’importanza dell’invio del manoscritto integrale.

Acheron Books addirittura valuta anche solo le proposte editoriali o le bozze, anzi, è specificato che se il romanzo non è ancora stato scritto, è pure meglio, così si potrà già progettare bene dall’inizio, anziché modificarlo in corso d’opera o doverne riscrivere delle parti.

Ovvio che poi per la pubblicazione vera e propria sarà richiesto il manoscritto integrale, ma appunto per uno screening iniziale non è necessario.

Quindi, traendo le conclusioni, non statevi chiedere se il vostro romanzo sia stato letto per intero oppure no perché, onestamente, non serve proprio per valutare la vostra opera ai fini della pubblicazione!

Riprendendo questa citazione di Robert Kiyosaki: «Io non sono un bravo scrittore, né un perfezionista, infatti non sono un bestwriter, ma sono un bestseller».
Alle case editrici non interessa più di tanto che il vostro romanzo sia un capolavoro a livello letterario, ma interessa molto di più che sia un’opera vendibile, un’opera che possa interessare e piacere al pubblico.



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Pubblicato 4 Gennaio 2021 da Castello Incantato nella categoria "Riflessioni letterarie

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